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La criminale sono io

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Tiziana Colussi: “La criminale sono io” in E-Book ed. la Recherche.it Quand’anche la tristezza e lo sconforto che ne segue, il dolore che segue alla pena non porti al riscatto, Tiziana Colussi, con una scrittura limpida, cristallina, che direi “pregiata” riesce ad affrancare l’infelicità che ci portiamo dentro all’accettazione prima ancora che al riconoscimento. A dare alle parole quel suono di consapevolezza che quasi, se prese una ad una, danzano da sole come note, sul pentagramma invisibile della pagina, che quasi, anche il refuso, il piccolo errore di sintassi, sembrano voluti, come un guizzo virtuoso che non è previsto sullo spartito musicale. C’è storia nel suo romanzo, quella un po’ di tutti noi giovani (o che lo siamo stati), c’è poesia (chi dice che non si può scrivere in prosa usando la magia della poesia?). Ma soprattutto, c’è tanto amore, da non confondere con il piacere (sesso o quant’altro, col gusto dell’estroverso o dell’originalità a tutti i costi). Ogni frase, anzi ogni riga, per non dire ogni parola, perfino le allocuzioni, trasudano amore allo stato puro, poiché c’è un solo modo di amare, nel bene e nella cattiva sorte, e quell’amore, l’ “autentica scrittrice” che si cela in Tiziana Colussi lo ha fatto suo: “Temevo di aver perso la capacità di far scorrere fluidamente la penna sul foglio. Invece non è stato così, la mia calligrafia in tutti questi anni si è anzi arrotondata, la penna non graffia più la carta in segni aspri e appuntiti, l’inchiostro scorre in curve e volute che planano docilmente da una riga all’altra, da uno strato all’altro del tempo” – Scrive, come se fosse casualmente incappata in una frase degna di un qualche riguardo, quando invece è già oltre che, superati i palpiti del cuore, bussa alle porte dell’anima, e gli viene aperto. “Eccolo Sisifo! non poteva mancare in questo sogno di famiglia, è in piedi accanto al suo carrello ricolmo di carte e da lontano mi fa cenni di assenso con la testa, tu lo sapevi vero Sisifo che sarebbe finita così, tutti insieme qui nella grazia di essere insieme, senza averlo nemmeno mai preteso, chi più di noi si era sentito indegno, inetto? ..che c’era qualcosa di molto più importante dell’identità da perdere e da vincere.. un dentro da trasformare in un fuori”. Ditemi voi, se non è poesia, e non è neppure amore, cos’è?

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